da jo_Marzocco e i suoi fratelli

Posted on marzo 10, 2008 
Filed Under recinzioni

In questa questa bella recinzione Jo seleziona, dosa e miscela con sapienza gli ingredienti tipici del suo scrivere.

A viareggio non ci sono locali decenti, sulle colline si mangia finta cucina casalinga, ma a pietrasanta è un boom di localini davvero interessanti, ecco la ricetta per aprire un localino sfizioso.
n.b al momento si può fare solo nella nuova atene.
si prende un fondo decisamente piccolo.
è obbligatorio il soffitto a travi e mezzane.
al massimo un paio di stanzette per 5/8 tavoli.
operazione necessaria a far sembrare il locale frequentato anche con solo un paio di coperti e a rendere obbligatoria la prenotazione nel weekend, dando subito un senso di esclusività.
infallibile sistema anche per creare tra gestore e avventore un clima di consolidata amicizia anche solo dopo due cene.
si arreda il locale con approssimazione (più avanti “gusto”) andando da un rigattiere e scegliendo un po’ di modernariato a basso prezzo da sparpagliare in giro: scatole di orzo bimbo, un mobiletto scrostato, chincaglieria da bidone, qualche poster di mostre degli anni settanta. Un ottima ed infallibile scelta è quella di scegliere qualsiasi cosa alla cazzo di cane: dalle sedie ai bicchieri è necessario che sia tutto scompagnato.
luci soffuse e candele e da subito qualsiasi oggetto acquista dignità ed è sdoganato diventando interessante ed insolito, ottimo sistema anche per liberarsi di regali di matrimonio (soluzione ideale per cinquantenni divorziati ora passati ad una dignitosa omosessualità).
una macchina da caffe vintage sarà il tocco finale.
Fatto questo si è praticamente quasi pronti, giacchè la parte da dedicare alla cucina è decisamente semplice.
Si prende infatti un foglio di carta ed un pennarello e si fa un elenco di ingredienti etnici e locali: baccalà, fave, ginepro, tonnarello, timo, cous cous, menta, gallinella, zenzero, agnello, curcuma, segale, miele di qualcheccosa, basmati, etc etc. dopodichè su un altro foglio si scrivono una serie di preparazioni: vellutata, fagottino, ricciolini, tegamino, carpaccino, assaggino (meglio appunto se finiscono tutti in ino) poi si fanno dei fogliettini e tramite estrazione si compongono i piatti. Quello che ne verrà fuori sarà la nostra inimitabile cucina “fusion” che accompagnata ad una preziosa bottiglia di vino piacerà tanto allo scultore tedesco quanto ai giovanotti bene in fuga dal forte. esempio. ho estratto a caso: zenzero, basmati, gallinella, fagottino, carpaccino. quindi sul menù (rigorosamente scritto a mano) andremo a scrivere, carpaccino di gallinella con fagottini di basmati allo zenzero.
non è difficile, provare per credere, se si vuole strafare (ma la difficoltà aumenta) si può fare un altra serie di foglietti con gli aggettivi.
es. il nostro piatto diventerà: carpaccino freddo di gallinella con fagottini croccanti di basmati allo zenzero agrodolce.
cos’è e come si prepara è del tutto indifferente.
Alla fine  presentate al cliente un conto tra i quaranta ed i cinquanta euro a garanzia e conferma di essere stati finalmente in un locale davvero alternativo, vedrete che questi vi ringrazierà e correrà a consigliare il locale ad amici e parenti.
e non dimenticate di spargere la voce che per una pizza ed una birra ci vogliono oramai trenta euro.

Tutto questo perchè al posto di una vellutata di asparagi (piatto raffinato di difficile preparazione, a base di burro, panna uovo, che richiede tempo e sapiente arte culinaria) mi hanno rifilato al costo di 15 euro un passato di verdure con tre gamberetti in scatola. Ma perchè cazzo devi scrivere “vellutata”, scrivi passato di verdure col miniprimer e fammelo pagare la metà, io lo mangio ugualmente ma almeno non ci prendiamo per il culo.

Comments

One Response to “da jo_Marzocco e i suoi fratelli”

  1. Nigella on aprile 11th, 2008 10:03

    Vado spesso a cena a Pietrasanta e ciò che ha scritto è la pura verità.
    Sono stato da Filippo, (ex Ancilla) ed ho mangiato peggio che sul volo di linea della Tunis Air. Non sto ad elencare le schifezze che abbiamo mangiato. La cosa che non capisco è che questo posto è sempre pieno murato! La gente non sa mangiare, purtroppo.
    Spezzo una lancia a favore del locale di fianco (che non ricordo come si chiama), dove ho mangiato una crema di sedano rapa con semi di zucca fantastica. Bello anche il locale, fuori dai canoni da lei descritti.
    Peccato che non si capisca che orari faccia. Hanno una gran selezione di formaggi serviti (rigorosamente) senza le varie marmellate, ecc…
    Non penso che questo posto duri tantissimo in un posto come Pietrasanta.
    Da ammirare, comunque, il coraggio dei gestori.
    Sono stato anche al Ragno d’Oro, sempre a Pietrasanta perchè ne avevo sentito parlar bene all’aperitivo da alcune signore.
    Quando sono entrato nel localino in questione sono stato assalito da un violentissimo di profumo che mi ha dato la nausea per tutta la cena.
    Durante la scelta del vino dal menù ho chiesto se sbicchieravano alcuni vini
    e mi hanno risposto dicendomi che avrebbero servito, al massimo, un Chianti (!) o un Peppoli (che sempre Chianti è…), altrimenti si sarebbe saliti troppo con il prezzo. Grande tatto la signora!
    Mangiato pollo dalla consistenza di un pneumatico Bridgestone. Formaggi e salumi di Zona Market, pane congelato, odiose stecche di cannella sulla tavola. Irritante.
    La cosa più bella è stata il via vai al piano di sotto a prendere le pietanze nel congelatore non curanti degli avventori seduti a tavola. Mah?

    Alla prossima.

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