da ofp_Tristezze (una storia vera)

Posted on marzo 14, 2006 
Filed Under vitavissuta

Sono seduto al Teatro del Sale che mi scofano un mastello di trippa al sugo.
Dinanzi a mmia, sta la mia organolettica moglie che rumina verzura.
A un certo punto sullo sfondo, transita un culo sui suoi capelli.
Dovete immaginarvi una scena al ralenty alla David Lynch:
Un culo inguainato in mini gonna, si erge alla sommità di uno stacco di coscia di un metro e 20 c.ca., e sorvola la testa bionda di mia moglie, che incurante continua la masticanza.
Alzo il grugno sugoso dal piatto e vedo la scena d’insieme: una bella coppietta di piccioncini.
Lei, un corpo da codice penale. Tutta di neroattillato vestita. Capello alla Jessica Rabbit.
Lui,… Roger Rabbit:
Pantalone in vellutone marca “Stavros”. Camicia da taglialegna. Capelli brizzolati ispidi, taglio modello “grattatoio per orsi”. Occhiali della Peroni ( fondi di bottijia ). Scarpe di Franchenstain.
Lei ride.
Lui ha l’aureola.
A me gronda il sugo di bocca.
Faccio cenno con un grugnito a mia moglie.
“Che coppia!” , mi risponde.
Durante il resto della cena, li osservo per un pò, poi me ne dimentico, distratto dalla panna con cialdoni.
Inizia il concerto dell’Orchestra La Viola: Un ensemble di una decina di organetti ( sapete, quelle fisarmoniche piccine ), percussioni e basso.
Musica folk.
Ora, io non sopporto la musica folk.
Il concerto è però bello da star male.
Il pathos di questa combriccola di bravi ragazzotti è incredibile.
Un oretta scarsa di marcette buffe.
Di grazia indolente.
Di campi di grano assolati.
Di frinire di cicale.
Certi passaggi lenti hanno una ingenua purezza tonale da farmi luccicare gli occhi.
Il concerto finisce.
Applausi a scena aperta.
Mi volto verso la platea e vedo una sola persona in piedi:
L’orso marsicano che stà con la pupona.
E’ lì che si sbraccia.
Ha un sorriso bellissimo.
E’ nel palmo di qualche divinità.
Poi la Rivelazione:
Se il concerto è stato bello per me, cosa è successo nel cuore di quello là?
Sicuro come la morte, quando esce dal teatro, caccerà 10 euro per comprarsi il cd dell’Orchestrina di organetti.
Di lì a poco avrà la fortuna di fare l’amore con quella fata.
Il mondo per lui sarà depurato dai problemi, dai calderoli, dal calcare, dalla toxoplasmosi e dalle carestie.
La giornata sarà un sorso d’acqua fresca.

Fino al giorno in cui lei lo mollerà per un altro.
E a lui resterà il ricordo straziante della prima serata romantica con quella creatura da fantascienza.
Rimarrà la risacca di quella musica.
Resterà un bellissimo cd di marcette.
Non la nostalgia di David Sylvian. Non il crepuscolo dei Radiohead.
Non Chet Baker. Non Debussy.
Toh! Nemmeno Robbie Williams, nè Baglioni.
Rimarrà un cd di marcette.
E quando fra un anno lui sentirà quello zum pa pa pà, gli si stringerà il cuore.
E gli amici, alle spalle di quella camicia da taglialegna, scuoteranno la testa:
“Dai Bruno… Non mettere su quel cd… Lo sai che ti fà star male…”
….Zum-pa-pà…Zum-pa-pà..
“Ragazzi voi non potete capire, quello che significa questa musica per me…”
……..Zum-pa-pà Piri piri pà…….
Il suo cuore franerà sotto la cadenza di quel piccolo esercito allegro.
Un cd di marcette sarà il sepolcro di quella storia assurda.
Niente di più perfetto.

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