triste, solitario y zidane

Posted on luglio 11, 2006 
Filed Under though_z

capita, non a tutti, ma capita, almeno a me capita.

Succede  per una parola di troppo ed è qua che ne senti il peso.
Dalla cosa più intangibile che esista le parole per una qualche alchimia trovano la terza dimensione dentro il nostro cervello e sublimano da uno stato men che gassoso a quello ipersolido del buco nero. Il peso del tutto concentrato nel nulla, roba da perdersi.

Il processo sta tutto lì, nel cervello e non in quello di tutti, ma in quel cervello, in quel posto, in quel momento, con tutte le variabili allineate in una congiunzione irripetibile.

Zidane è uno zittone che parla, anzi suona coi piedi. Quello sguardo con insistenza verso il basso che sembra sempre cercare  un pallone, laggiù ai suoi piedi, sembra quello di uno che ha un po’ paura di alzare gli occhi e trovare qualcosa di spaventoso, di sgradevole, di fastidioso. Per qualche ragione (lui, tempo, spazio), anche l’altra sera, sempre guardandosi i piedi, ha fatto un ultimo colpo di testa.

È proprio quando ti avvicini al sublime che l’abisso comincia a sorriderti.

Comments

Leave a Reply