feelings overload

Posted on novembre 2, 2007 
Filed Under coseviste

Living on a lighted stage
Approaches the unreal
For those who think and feel
In touch with some reality
Beyond the gilded cage

ancora coi cinque e più sensi in overdose dal concerto di poche sere fa dei Rush a Milano annaspo per riallinearmi ai ritmi quotidiani, ma troppe immagini continuano a frapporsi fra me ed il monitor e faccio fatica ad archiviarle. Erano forse vent’anni che non vedevo un concerto così vicino allo stage, senza teste dondolanti a coprirmi la visuale. Il concerto inizia con “Limelight”, una delle canzoni che preferisco, che parla della specularità della situazione in cui mi trovo immerso e della distanza che comunque ci separa dall’oggetto del desiderio, là sul palco.

Living in the limelight
The universal dream
For those who wish to seem

Those who wish to be
Must put aside the alienation
Get on with the fascination
The real relation
The underlying theme

Piazzato al centro a pochi metri da quella batteria che non ho mai smesso di osservare, con Neil Peart dietro che elargiva poesia, energia, passione senza fine. Andrea, accanto a me, dice che gli hanno strappato il sorriso, è vero, non regala mai un’espressione, un Buster Keaton che lascia parlare i ritmi che produce.

photo © Daniele Purrone

Living in a fisheye lens
Caught in the camera eye
I have no heart to lie
I cant pretend a stranger
Is a long-awaited friend

I megaschermi dietro regalano altre visioni di Neil Peart, Alex Lifeson e Geddy Lee, primi piani sui visi e sulle mani che sembrano vivere di vita propria, tale è il senso di affiatamento di questi tre canadesi. Brividi.

Tre ore di musica, tre ore in una dimensione diversa.
x y z e qualcos’altro.

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