un anno, oggi.

vatti a fidare delle farfalle

C’è chi, in questo momento, sta inserendo dei microchip nelle farfalle nel loro stadio di pupa in maniera che possano essere “guidate” attraverso controlli a distanza quando saranno cresciute.
Questa brillante idea viene da quei ragazzacci del Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), gli scienziati pazzi dell’esercito degli Stati Uniti.


Le farfalle saranno in grado di trasmettere dati e fornire informazioni sul loro ambiente attrverso sensori di gas, microfoni e addirittura segnali video.
E allora, perché fermarsi alle farfalle?
Ci sono tantissimi altri animali che passano la vita a sonnecchiare senza sfruttare il loro potenziale quando invece potrebbero contribuire a cose molto più importanti, come la guerra?

xluca

triste, solitario y zidane

capita, non a tutti, ma capita, almeno a me capita.

Succede  per una parola di troppo ed è qua che ne senti il peso.
Dalla cosa più intangibile che esista le parole per una qualche alchimia trovano la terza dimensione dentro il nostro cervello e sublimano da uno stato men che gassoso a quello ipersolido del buco nero. Il peso del tutto concentrato nel nulla, roba da perdersi.

Il processo sta tutto lì, nel cervello e non in quello di tutti, ma in quel cervello, in quel posto, in quel momento, con tutte le variabili allineate in una congiunzione irripetibile.

Zidane è uno zittone che parla, anzi suona coi piedi. Quello sguardo con insistenza verso il basso che sembra sempre cercare  un pallone, laggiù ai suoi piedi, sembra quello di uno che ha un po’ paura di alzare gli occhi e trovare qualcosa di spaventoso, di sgradevole, di fastidioso. Per qualche ragione (lui, tempo, spazio), anche l’altra sera, sempre guardandosi i piedi, ha fatto un ultimo colpo di testa.

È proprio quando ti avvicini al sublime che l’abisso comincia a sorriderti.

shootin’ the shooter

il fotografo freddato dal fuoco amico

ultim’ora

la nazionale italiana è stata condannata in via definitiva alla disputa della finale. Berlusconi indignato: “si sono presi anche la panchina degli azzurri”.

michbold+ofp_”la mierda vuelve”

tempo fa mi chiama Oleg Foppa Pedretti che mi propone di partecipare ad un concorso indetto dall’Istituto Europeo di Design per il progetto di un poster sul tema “Chi la fa lo aspetti”, Riflessioni grafiche sullo stivale.
Detto fatto. Da una comune percezione delle cose, più catastrofista, forse, la mia, più razionale la sua, scaturisce un’equilibrata visione del nostro paese in chiave (era novembre) di speranza pre-elettorale, ma, più in generale, di riscossa verso tutto il furbettame del quartiere Italia.
Il risultato di cotanto sforzo Рlo vedete qua sotto Р̬ stato selezionato per la mostra che si tiene in questi giorni a Barcellona presso lo IED stesso e i cui risultati sono consultabili qua.


Chiaramente, ci siamo presentati con un avatar degno della coppia mich+ofp, tale Maddalena Santercoli, che nelle note di accompagnamento del poster parla così:

La merda ritorna

“Chi lo fa, quando meno se lo aspetta…”
Aglio. Cipolla. Peperoni. Porri. Melanzane. Sono molte le cose che volenti o no, recano seco il contrappasso dello sgradito ritorno.Ma se c’è una cosa che oblitera (oblitera, oblitarae, obliterarum) in automatico il biglietto A/R, è la cara, vecchia, Merda. Altro che “cavallina, cavallina storna”… Tutti ci siamo cimentati nella nobile arte del buttar merda controvento.
E come d’uopo, tutti ci siamo chinati a raccoglier tempesta. Eppure, secoli di evoluzionismo non ci hanno insegnato niente. Darwin dal folto della sua barba, ci fa un baffo.
In Italia specialmente, continuiamo nel cimento ardito sperando, poveri illusi, che i boomerang di Merda che scagliamo, per una volta non ci sorprendano alle spalle.
I boomerang fatti di Amore. Quelli sì che non funzionavano. Quelli non tornavano mai indietro. Bellissima roba.
Boomerang a perdere. A cui non avevi niente da chiedere. Solo da lanciare.
Perfetti.
Ma chi li tira più?

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