note a margine

È come quando prendi l’influenza, io non so com’è che succede, ma succede che certe musiche d’estate mi entrano a tradimento nel cervello con ritornelli che più son banali e più si attaccano alla cervice tipo denti di cane allo scoglio. E dire che non faccio niente per avvicinarle, a casa metto i cd che mi pare, in macchina pure e se ascolto la radio è sempre radio24, quella in cui parlano e basta, per cui è chiaro che questi torridi motivetti si insinuano nelle fessure dell’apparato ricettivo e nidificano note e liriche infestanti incessantemente, così quando meno me lo aspetto mi ritrovo a canticchiare frasi mai pensate prima.Tormentoni, li chiamano, appunto, perché quel loop che ti fanno suonare dentro crea un fastidio continuo che ha eguali solo nelle emorroidi o nel viso di Capezzone.
Quest’anno il (mio) tormentone lo canta Raffaella Carrà e già questo è spaventoso, ma il tarlo diventa una levigatrice orbitale a pieni giri nel momento in cui quel riff miserrimo è accompagnato da un ritornello che fa:
“aha, aha, a far l’amore comincia tu, aha, aha, a far l’amore comincia tu”
.
Che vorrà dire?
Me lo chiedo e lo chiedo in giro tutte le volte che, mi ripeto, a tradimento questa musica mi raggiunge, che significa? Mi vengono alla mente immagini di una tipa che dice “Vai avanti tu da solo che poi arrivo io” di una di quelle signore col camper lungo la pineta di Migliarino al ventesimo cliente del giorno che ti invita a non scocciarla con avances sessuali poco allettanti.
Tutto meno che amore, tutto meno che attrazione fisica, tutto meno che piacere, sia per la carne che per le orecchie.

ricetta

gli ingredienti sono giusti, le dosi discutibili perché per esperienza di studio posso dire che quel 5% andrebbe ampliato e risuddiviso fra web e il terribile faccialibro™

le parole sono importanti (anche la loro forma)

e prima del font bisogna trovare anche le parole per spiegarglielo, a certi clienti.

fighezza seriale

entro nel Lingotto e mi ritrovo col naso all’insù a rimirare la rampa elicoidale che porta alla pista sul tetto, una ventina e passa di metri più in alto. Una vertigine all’incontrario che voglio fermare con una foto, per cui prendo la macchina la levo dalla custodia, tolgo il tappo dall’obiettivo, l’accendo, setto il programma, bilancio il bianco, zummo (che schifo, scritto così) e faccio un po’ discatti fra 16:9 e 4:3.
Poi prendo anche l’iPod Touch di Jane e scatto una foto con Hipstamatic. Stop.
A casa scarico le foto, non c’è gara: la foto sfuocata, verdastra, a bassa risoluzione e piena di rumore mi piace di più della serie di immagini da 10 megapixel scattate con obiettivo Leica dalla Lumix.
Perché? O meglio, davvero?
L’estetica fotografica, televisiva e cinematografica dominante degli ultimi anni si è “lomo-izzata”, spesso “low-fi-zzata” e sporcata, ma in generale alterata cromaticamente. Se guardi una qualsiasi produzione americana su sky, film o serial che sia, avrà tutti i mezzitoni tendenti al verdastro o a tonalità fredde con contrasti accentuati, ombre scurissime e luci abbaglianti, lontano anni luce dalla fedele riproduzione del reale.
Ecco. Quale reale?
A me piace di più questa rappresentazione e non devo essere il solo se qualsiasi foto del cazzo scattata con un’applicazione che costa meno di un caffè da un possessore di iPhone fa scrivere commenti entusiasti dagli amici di faccialibro™ o riempie le pagine di periodici di moda o quelle della bibbia degli onanisti geek come la versione italiana di Wired.
Non c’è verso, le prime foto che ho fatto sono dettagliatissime, ma non reggono il confronto, sembrano piatte, inconsistenti, mentre nell’altra l’architettura sembra esprimere qualcosa in più che però, a guardarla da sola non riesco a cogliere, un non so che che sfugge continuamente alle ipotesi che provo a formulare tipo il paradosso della tartaruga con la lepre.
Mi piace perché mi deve piacere, sono allenato a quest’estetica, l’ho digerita insieme a milioni e milioni di altre persone, me ne nutro ogni giorno, che scemo che sono: piace a me come al piccolo imprenditore di Cesano Maderno o al graffitista di Shangai, nella stessa maniera, perché è ad alta digeribilità, senza sapore nella sua ridondante piattezza, tipo fast food.
Arrivati.
Fast photo.
Niente di più, niente di meno.
Basso costo, tante calorie, sapori uniformi in ogni parte del globo: ti piacerà dovunque e comunque.
Al che ho fatto la riprova: sul treno ho fotografato la testa che spuntava dalla sommità del sedile del passeggero di fronte a me, una roba che nella scala dell’attrazione sta fra la perdita di un tubo e l’epistassi notturna.
Regge, anche lei.
È questa qua.

E allora?
E allora niente, un pugno di mosche da fotografare.
Mi dico che le mie son seghe mentali, ma mi convinco che un’alterazione della realtà così è talmente seriale e prevedibile che puzza intollerabilmente di conformismo.
Solo più verde e figo dei precedenti.

era la nipote, parola di scout

Nell’attesa della decapitazione dei figli del NM
riporto questa messa a fuoco di Michele Serra
tratta da L´amaca del quotidiano comunista
La Repubblica del 5 febbraio 2011

Dunque. La Camera dei deputati del vostro e mio Paese ha votato, a maggioranza, a favore della seguente tesi: Silvio Berlusconi telefonò alla Questura di Milano perché effettivamente convinto che la minorenne marocchina ivi trattenuta fosse la nipote di Mubarak, e di conseguenza era “preoccupato di tutelare le relazioni internazionali” (sono le parole testuali dell´onorevole Maurizio Paniz, del Pdl).
Le ipotesi interpretative, secondo logica, sono due e due soltanto. Prima ipotesi: 315 deputati della Repubblica hanno avallato con il loro voto questa ricostruzione perché convinti che sia vera. Ne consegue che considerano il (loro) presidente del Consiglio uno scemo totale, così sprovvisto di discernimento da poter credere che una delle signorine prezzolate conosciute a Arcore fosse la nipote di un capo di Stato, e avendolo saputo, per giunta, di averla ugualmente scritturata per i suoi festini. Secondo caso: i 315 deputati hanno sottoscritto questa esilarante storiella sapendo perfettamente che è una balla. Ma preferiscono sottoscrivere il falso piuttosto che ammettere che il (loro) presidente del Consiglio possa finire davanti ai giudici per una malinconica faccenda di prostituzione minorile. Dopo il voto vittorioso, parecchi nella maggioranza ridevano. Di che cosa è difficile dire, visto che con il loro voto hanno certificato di essere o dei sostenitori di un cretino, o dei pubblici mentitori.

lokobook_ozzy+korn

Ozzy+Korn by lokolook

lokolook_Florence Tattoo Convention, 6 novembre 2010


il quarto posto di lokolook

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